La spiegazione più semplice dell'imbroglio della "pandemia", del Lockdown e della vaccinazione
basterebbe solo questa intervista al prof. Remuzzi (e qualche dato) per rivelare tutto il colossale imbroglio della pandemia e dei vaccini
Per la prima volta nella storia della medicina moderna si è trattata una malattia come qualcosa di cui non sono responsabili il medico (e la struttura ospedaliera) e il paziente, ma tutta la società.
Se dei pazienti di 82anni muoiono, che siano stati curati bene o male o che fossero già predisposti da altre patologie a morire se prendono una polmonite, milioni di italiani allora non possono come conseguenza uscire di casa. Se in alcuni ospedali c’è sovraccarico di lavoro, si impedisce allora di andare a scuola, dagli asili fino all’università. Se aumentano da 20mila all’anno a circa 100 mila l’anno gli anziani che muoiono di una polmonite, non ci si chiede se la cura sia sbagliata, ma si blocca mezza economia, si fa crollare il PIL del 10% e si indebita per 200miliardi lo Stato.
Succede quindi il contrario di quello che si è sempre fatto. I medici sono sempre stati responsabili dei malati come gli ingegneri dei ponti o i banchieri dei crac finanziari, ognuno faceva il suo lavoro e se c’erano molti decessi o i ponti crollavano o c’era una crisi finanziaria ogni categoria doveva preoccuparsi di risolvere il proprio problema tecnico (nel caso della società Autostrade e dei banchieri incriminando anche i responsabili…).
Con il Covid invece tutta la società deve pagare un prezzo e sacrificarsi per salvare i malati e aiutare i medici “che non ce la fanno”. Finora erano i medici che salvano i malati e se le risorse non erano sufficienti se ne stanziavano di più. Adesso invece milioni di persone, le quali dovrebbero studiare o lavorare (e anche ogni tanto potersi rilassare) vengono ritenute indirettamente colpevoli se il paziente muore in ospedale. Invece di produrre semmai più beni e servizi per avere i soldi da stanziare per gli ospedali, si fa ridurre il PIL prodotto del 10% e si stampa moneta per tappare il buco.
La giustificazione che danno gli esperti del governo e i media che tutto il paese debba essere mobilitato, come in guerra.
In realtà è l’opposto di quello che si fa in guerra, dove una minoranza di giovani maschi adulti si sacrifica per evitare che il paese venga saccheggiato, l’economia depredata, lo Stato sottomesso. Anche qui si sacrificano i giovani, tanto è vero che 50 mila nascite in Italia sono venute a mancare causa il Lockdown, ma per far depredare parte dell’economia a favore di multinazionali estere. Nelle guerre di una volta si mandavano a combattere i giovani e adulti per evitare il saccheggio del paese. Qui gli si dice di stare in casa e non riprodursi perchè il nonno di 82anni potrebbe non arrivare a 83 anni se escono di casa.
Quello che avviene da un anno è il contrario di quello che è sempre stato naturale nella storia
Perchè ? Siamo nel mezzo di una “pandemia” hanno detto l’OMS e poi le autorità sanitarie, la prima vera pandemia in un secolo. Le malattie sono endemiche, ma qui l’evento è “pandemico”, cioè può espandersi tramite il contagio se non viene fermato.
L’unica altra pandemia che si è verificata in tempi moderni in modo tale da richiedere misure straordinarie è stata la “Spagnola” del 1918-19, che fece stragi tra i soldati alleati e tra i giovani. Nel caso della Spagnola la mortalità media nel mondo era superiore al 50%.
Con il Covid, la mortalità media nel mondo (detta “IFR” infection fatality rate), calcolata ad esempio dallo studio OMS di John Ioannidis del 26 marzo è lo 0,15%, cioè ogni 10mila persone contagiate ne muoiono 15 (all’anno).
In Italia questa mortalità è significativamente più alta della media mondiale. Il che fa pensare a problemi inerenti al nostro sistema sanitario. Ma anche in Italia, come mostra Istat, la mortalità è calata nel 2020 per le persone sotto i 50 anni. L’età media di chi muore di Covid è 81 anni in Italia o UK e in America è 77 anni, cioè esattamente l’età media di chi muore per ogni altra causa. I morti “Covid” sono per il 90% malati di almeno una patologia e nell’80% dei casi di almeno due patologie.
La Spagnola, avendo una mortalità del 50% e colpendo tutti, giovani e adulti, ERA UNA PANDEMIA.
Il Covid, con una mortalità dello 0.15% e colpendo in media gli 80enni NON E’ UNA PANDEMIA.
L’unico caso di pandemia in tempi moderni è stato nel 1919 e faceva morire più di metà dei contagiati, soprattutto giovani. Il Covid fa morire, in media, 1 persona su 1,000 all’anno e sono decessi di persone malate e anziane. Dov’è la “pandemia” ? La discussione potrebbe anche finire qui. Non è una pandemia, nel mondo i morti sono intorno a 1 decesso su 1,000 all’anno. concentrati tra le persone con aspettativa di vita di pochi anni. I problema è come curarli meglio, perchè in Austria o Germania, Scandinavia o Giappone hanno 1/3 o 1/10 dei decessi che abbiamo in Italia. Ergo, è un problema di assistenza sanitaria.
Perchè in Italia e alcuni altri paesi occidentali nel 2020 ci sono stati più morti del solito ? (tra gli anziani già molto fragili o adulti malati). In Italia ci sono oscillazioni di mortalità da un anno all’altro fino a 50mila morti in più l’anno, ma nel 2020 l’oscillazione è stata di circa 100mila decessi in più.
Questo problema dovrebbe riguardare i medici e le strutture sanitarie, come quando crolla il Ponte di Genova la questione riguarda i tecnici e la società che lo gestisce.
Quando però l’OMS, su pressione della Cina, ha dichiarato la “Pandemia”, questo ha dato il pretesto alle autorità (occidentali (perchè in Asia non si sono fatti imbrogliare), di ostacolare la cura i pazienti da parte dei loro medici nel modo che si è sempre fatto. Da mesi vanno infatti dai pazienti Covid arrivano le “USCA”, cioè un medico neolaureato e un infermiera che misurano l’ossigeno, fanno il tampone e ritornano dopo due giorni seguendo la linea guida del Ministero della “vigile attesa”. Nel caso poi peggiori chiamano l’ambulanza.
Gli 80 o 100mila decessi in più ci sono stati perchè I POLITICI E LA BUROCRAZIA DEL MINISTERO hanno dichiarato la “pandemia” (come in Wuhan) e scavalcato i medici. L’intervento della burocrazia ministeriale ha ostacolato i medici che potevano semplicemente curare il proprio paziente in base alla loro esperienza.
Allo stesso tempo, tutta l’attenzione del governo e dei media è sulla (falsa) “Pandemia” che minaccia “tutti” e richiede che 60 milioni di italiani smettano di vivere normalmente. I media e gli esperti che appaiono sui media insistono anche dopo un anno di Lockdown che occorre sacrificare (una parte) della società e milioni persone non devono fare una vita normale perchè è come se si fosse in guerra.
E’ però una guerra alla rovescia, dove infliggi volontariamente danni alla società e all’economia per favorire multinazionali, perlopiù più estere. E tra queste in particolare le multinazionali farmaceutiche, che sono i maggiori finanziatori dei politici americani e riempiono le TV e giornali di pubblicità di farmaci (solo in USA lo si può fare).
Il piccolo segreto è che se si lasciasse che i medici curassero i pazienti ognuno in base alla propria esperienza non si potrebbe vaccinare. Se si tratta di una malattia che è curabile e che causa un aumento di mortalità tra gli 80enni, non ha senso vaccinare tutti gli adulti e persino i giovani che non sono a rischio. Per cui le autorità USA e europee dichiarano che non esistono cure e terapie, che “non esiste evidenza scientifica” di terapie valide. Anche se nel mondo ci sono testimonianze di medici e studi che dimostrano il contrario
Una delle tante testimonianze pubbliche, presso il Parlamento dello Stato dell’Idaho, di medici che spiegano che le terapie esistono è questa
In USA è però contro la legge approvare un vaccino se esiste una cura valida. Per cui le autorità USA, CDC e simili, non hanno finora mai indicato che esistono farmaci validi contro il virus. Solo in questo modo è stato possibile far approvare i vaccini. Se avessero indicato agli ospedali americani che una combinazione di vitaminaD e idrossiclorochina, o di anti-infiammatori+cortisone e eparina o la ivermectina erano valide (adottate precocemente), automaticamente non avrebbero potuto approvare i vaccini. Per legge si vaccina solo quello che non è curabile. Quindi le autorità USA, il cui budget (CDC, agenzie del farmaco…) è per metà finanziato dalle società farmaceutiche, hanno evitato sempre di indicare che esistevano cure valide. L’OMS è finanziata per il 10% dal solo Bill Gates e per un altro 50% da case farmaceutiche e l’Agenzie Europea del Farmaco pure riceve finanziamenti da Astra Zeneca, Merck. Glaxo, Pfizer…
SE CI FOSSERO LINEE GUIDA CHE INDICANO UNA TERAPIA, NON SI POTREBBERO APPROVARE I VACCINI
Dietro a tutto questo c’è la questione che i vaccini porteranno almeno 100 miliardi l’anno di fatturato (dopo luglio si possono aumentare i prezzi, e se si vaccinano 4 miliardi di persone all’anno per circa 30-40$ a vaccino arrivi oltre 100 miliardi). Questo è un business con margini di profitto del 25% o 30% se leggi le conference call di Pfizer con gli analisti di borsa ad esempio. Le case farmaceutiche sono le principali finanziatrici oltre che della Food and Drug Administration, anche dei politici USA. Dato poi che possono fare pubblicità (solo in USA succede!) hanno influenza sui giornali e TV, per cui è impossibile in USA che si ospitino critiche ai vaccini sui giornali e TV.
VACCINI ?
[La vaccinazione di massa di un intera popolazione, miliardi di persone al mondo, per un virus respiratorio è un ESPERIMENTO, per il semplice motivo che non lo si è mai fatto nella storia finora. Nel caso dell’altro coronavirus, la Sars del 2002-2003, furono elaborati 30 vaccini da una dozzina di case farmaceutiche e 4 furono scelti per test su animali. I risultati sui furetti furono che inizialmente i sintomi sparivano perchè la risposta immunitaria era molto buona, ma successivamente i furetti che prendessero il virus morivano tutti. Per cui la sperimentazione di questi vaccini fu sospesa. Nel caso della “influenza suina” pure furono sviluppati vaccini, ma l’unico paese che decise per una vaccinazione di massa fu la Svezia. La “suina” però non si diffuse dal Messico e USA in Europa e ci fu un epidemia di narcolessi in Svezia durata due anni. In sostanza gli svedesi si vaccinarono inutilmente perchè l’influenza suina non faceva più morti ed ebbero invece effetti collaterali avversi di narcolessi di massa.
Nel caso del Covid, la sperimentazione su animali è stata saltata per “l’emergenza” e si è sperimentato su un campione di adulti non malati e tra cui, nel caso di Pfizer e Moderna ad esempio, non c’erano anziani sopra gli 80 anni. Nel campione placebo non ci sono stati nè decessi nè ospedalizzazioni per cui non è provato quanto il vaccino le riduca. Per evitare complicazioni le case farmaceutiche hanno scelto soggetti non a rischio, perchè se qualcuno nel campione vaccinato moriva poi avevano ritardi nell’approvazione. Ma non è morto o è stato veramente male nessuno neanche nel campione placebo
Di conseguenza non si può sapere in che misura eviti i decessi di 80enni e neanche se eviti il contagio. Come si legge in questi giorni, ci sono infatti centinaia di casi di persone vaccinate che risultano positive ai tamponi. In sostanza, la vaccinazione può essere utile per chi si senta a rischio in base all’età e altre patologie vaccinarsi, come ci si vaccina per l’influenza. Ma in base alle esperienze passate di vaccinazione e in base ai test presentati finora ha diverse incognite e rischi. Non può essere considerata la soluzione essenziale per l’economia e la società, quando invece appunto i pazienti Covid si possono semplicemente curare. Quello che si è fatto finora, in occidente, è ostacolare la cura dei pazienti per favorire a tutti i costi la strategia della vaccinazione di massa ]
Il prezzo pagato è stato, in America come in Italia, che le autorità hanno indicato “linee guida” agli ospedali per le quali non c’erano cure valide e si doveva aspettare, nei primi giorni, per vedere se il malato peggiorava (la “vigile attesa” in Italia). Questa politica ha causato decine di migliaia di morti.
Tutto l’imbroglio è evidente mettendo assieme i dati di mortalità, i dati degli studi effettuati in tutto il mondo su farmaci appunto come l’ivermectina e anche alcuni dati economici come quelli citati. E’ essenzialmente un problema di leggere dati, una cosa che può fare chiunque legga l'inglese e abbia qualche rudimento di statistica elementare.
Per una persona che non abbia tanto tempo da spendere a verificare dati come quelli citati, è possibile però semplicemente leggere, in mezzo alle centinaia di articoli penosi della stampa italiana, alcune interviste a medici, italiani e stranieri. Ad esempio questa intervista al prof Remuzzi (vedi sotto). Il quale professore candidamente spiega che nella sua struttura hanno curato con un semplice anti-infiammatorio, in modo tempestivo, da maggio i pazienti. In più però hanno effettuato anche uno studio e lo hanno pubblicato nonostante il boicottaggio del Ministero
Hanno confrontato un centinaio di pazienti Covid curati da loro con altri per i quali si seguiva invece la linea guida del Ministero di “attesa”, cioè non fare niente i primi giorni e intervenire solo quando il malato peggiori (quando è troppo tardi). . Notare anche che non hanno potuto fare anche lo studio classico con due campioni fin dall’inizio, che poi viene pubblicato, solo perchè il Ministero lo ha vietato (!).
Nello studio del prof. Remuzzi su 90 persone solo 2 vanno in ospedale. 2 rispetto a 13 tra quelli trattati come dice il Ministero.
Questo significa, riportato su scala nazionale, che potevi ridurre i morti Covid da 120 mila circa a meno di 20 mila (da 13 a 2….). Questa intervista dovrebbe essere sulla prima pagina del Sole, Corriere, Repubblica e in apertura dei TG fino a quando il governo e i politici non siano costretti a nominare Remuzzi in sostituzione dei personaggi che hanno gestito finora.
Ma andiamo avanti. Come aggiunge ancora Remuzzi, l’influenza e polmonite fanno 20mila morti l’anno e non creano emotività.
Da quando però c’è il Covid, l’influenza e polmoniti sono sparite. Sono state sostituite, forse, dal Covid, come riportano l’OMS e tutti gli osservatori dei virus influenzali esistenti nel mondo.
Di conseguenza, se curato da medici in base allo loro esperienza, come hanno fatto quelli che collaborano con Remuzzi (e anche altri gruppi di medici), il Covid avrebbe causato solo 20 mila morti. Cioè avrebbe avuto un impatto uguale all’influenza, sostituendola in pratica nelle statistiche di mortalità degli anziani.
Non si sta qui dicendo che il Covid sia “solo l’influenza” o che la sua mortalità sia uguale. Ma se curato in modo appropriato, l’esperienza di molti medici dimostra che in pratica il problema si riduce ad uno simile a quello dell’influenza e polmoniti. Questo è dimostrato dal semplice studio retrospettivo effettuato dal gruppo di Remuzzi, descritto nell’intervista che segue
La verità esce tutta semplicemente anche solo leggendo questa intervista. Se i medici avessero curato questa infezione respiratoria in base alla loro esperienza, i morti sarebbero stati probabilmente l’80% in meno. Questo in base all’esperienza fatta non solo da questo gruppo dell’Istituto Mario Negri, ma da tanti altri gruppi di medici italiani (Stramezzi, Mangiagalli, Ippocrate.org…) e anche stranieri. Si cita qui Remuzzi solo perchè è più noto e ha potuto anche far effettuare uno studio statistico valido.
Se il Ministero, il CTS e le autorità sanitarie non avessero quindi fatto NIENTE di tutto quello che hanno fatto, dopo il mese di marzo il problema del Covid sarebbe diventato gradualmente simile a quello della polmonite e influenza stagionali.
Può essere che occorresse qualche mese per adattarsi, perchè a Bergamo o Piacenza c’era una situazione eccezionale in marzo. Può essere che solo ad esempio da maggio si poteva essere pienamente convinti delle terapie precoci descritte. Sicuramente però in autunno si sarebbe potuto trattare i pazienti precocemente con anti-infiammatori , salvandone così in media 11 su 13 (come dimostra Remuzzi e il suo team nello studio e descrive nell’intervista).
In Giappone ad esempio, non hanno quasi effettuato tamponi (solo 60mila per 1 milione di abitanti contro 810mila per milione in Italia, se guardi le statistiche). Non è quindi vero che il Covid è sparito perchè gli asiatici “tracciavano tutti” come si racconta, visto che facevano pochissimi tamponi. Lo studio di Ioannidis citato sopra indica che, in studi a campione serologici, la diffusione del Covid tra il personale sanitario a Tokio ad esempio, risultava molto alta. Evidentemente in Giappone non hanno “soppresso” il virus con Lockdown o tracciato ogni singolo “caso” con milioni di tamponi. Probabilmente si sono concentrati a curare i pazienti per il resto seguendo un approccio simile alla Svezia (e a diversi stati americani).
Tutto il colossale imbroglio della pandemia avrebbe potuto finire in aprile-maggio, esattamente come è finito in tutta l’Asia a quell’epoca.
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(INTERVISTA al Prof Remuzzi, direttore istituto Mario Negri)
….il Professore Fredy Suter, e da un gruppo di medici che hanno lavorato con lui e con noi: fin dall’inizio avevano l’idea che la malattia di Covid-19 si potesse curare a casa nelle fasi molto precoci, fin dai primi sintomi, senza aspettare il tampone, semplicemente come si cura qualunque infezione delle alte vie respiratorie e cioè con degli antinfiammatori”.
“Hanno trattato tanti pazienti, secondo loro nessuno di questi pazienti aveva bisogno di ospedale e riuscivano a curarli tutti a casa. Naturalmente non è un fai da te, ci vuole che il medico visiti il paziente o comunque si occupi del paziente e lo segua. E’ una terapia che si modifica nel corso dei giorni a seconda di come evolve la malattia, però i risultati erano molto buoni.
“L’unico studio che potevamo fare era retrospettivo, cioè andando a vedere come erano andati dei pazienti, trattati con antinfiammatori ai primi sintomi, che avevamo selezionato per essere identici a un altro gruppo che abbiamo trattato con sistema tradizionale, cioè con vigile attesa e tachipirina. Non potevamo fare uno studio prospettico, cioè reclutando un certo numero di pazienti a un trattamento e randomizzandoli a un altro trattamento perché al Ministero della Sanità avevano già stabilito delle linee guida per i medici e il comitato etico non ha acconsentito. D’altra parte però noi abbiamo dato un razionale farmacologico molto forte a quello che proponevamo e questo è stato il contributo del Mario Negri.
Utilizziamo infiammatori, in particolare Celecoxib perché abbiamo trovato un forte razionale in tutta la letteratura internazionale per la capacità di Celecoxib di inibire una serie di mediatori dell’infiammazione. In altre parole eravamo certi della sua efficacia per evitare l’iiperinfiammazione da una parte e la conseguente attivazione del sistema immunologico. E poi Nimesulide, che ha le stesse proprietà. Questi non sono farmaci da utilizzare fai da te, voglio ribadirlo, ma sotto osservanza medica. In alternativa utilizziamo l’aspirina e questo per i primi 6-8 gg. Questa somministrazione avviene in fase precoce, alla comparsa dei primi sintomi. Poi si fanno degli esami in laboratorio dopo 8-10 gg, se ci sono segni di eccessiva infiammazione si somministra cortisone, mai prima di 8 giorni, e poi eventualmente eparina nel caso ci siano segni di attivazione della coagulazione.
Da un certo punto in poi abbiamo seguito 90 pazienti che avevamo curato con antinfiammatori e di cui avevamo tutte le informazioni e li abbiamo confrontati con 90 pazienti identici curati come si fa di solito, con tachipirina e vigile attesa.
Che ci hanno permesso (ed è la forza di questo studio) un confronto perfetto, perché i due gruppi di pazienti sono identici per età, sesso, comorbilità, malattie cardiovascolari, diabete, sovrappeso, sintomi, febbre, mialgia, dispnea, dolore toracico... Insomma tutto era uguale, caratteristiche e sintomi all’esordio.
Sì, 90% di riduzione dei giorni di ospedalizzazione e 90% di riduzione dei costi è una cosa che la comunità medica deve sapere secondo noi, subito. La durata dei sintomi non si riduce rispetto alla cura tradizionale, è uguale. Ma l’obiettivo secondario che ci eravamo prefissati è centrato: 2 ospedalizzazioni su 90 con la nostra cura; 13 su 90 nei pazienti trattati con cura tradizionale. Tutto questo è nello studio che adesso è pubblico, in preprint, in attesa di essere pubblicato ufficialmente su una rivista scientifica.
Ogni medico è giusto che parta da quello che ritiene opportuno rispetto al paziente che ha davanti. Il nostro sarà uno dei tanti studi a cui il medico può riferirsi: è il nostro contributo. Ma ribadisco che questa terapia ha bisogno di un intervento precoce. In generale non sono d’accordo con la “vigile attesa” perché il virus si moltiplica moltissimo nei primi 6 giorni dall’inizio dei sintomi, poi la moltiplicazione diminuisce e subentrano altre cose.
Oltre agli antinfiammatori da noi utilizzati c’è allo studio presso l’ospedale di Negrar, vicino Verona, l’uso dell’Ivermectina, ad esempio. I risultati non li sappiamo ancora, ma non mi meraviglierebbe se funzionasse altrettanto bene degli antinfiammatori che utilizziamo noi, dato molto precocemente. Anche gli anticorpi monoclonali funzionano se vengono dati entro 10 gg dall’inizio della malattia, altrimenti non funzionano più. Ma l’Ivermectina non è in vendita nelle farmacia, è un preparato galenico, gli anticorpi monoclonali sono molto complessi e molto costosi per questo li danno alle persone che arrivano in certe condizioni al Pronto Soccorso. Quello che proponiamo noi, invece, è una terapia semplice e si può somministrare facilmente, naturalmente sempre dopo giudizio clinico del medico.
—————————- (intervistatore che finalmente capisce…)
Mi sta dicendo che se avessimo utilizzato una cura in fase precoce, senza attendere il tampone, probabilmente non saremmo arrivati a questo punto? Non avremmo avuto ospedali pieni e le conseguenze che vediamo tutti i giorni? ———————————
Questo non glielo posso dire io. E’ molto bello, ma molto impegnativo da dire: se fosse così significherebbe che bastava poco per avere un andamento diverso, ma non voglio assolutamente dire questo. Posso solo dire che noi abbiamo avuto in termini di pratica clinica questi risultati. Questo è uno studio che ha dei limiti perché è retrospettivo, anche se siamo già partiti con uno studio prospettico. Però per quanto sia retrospettivo, il numero dei pazienti è giusto, perché è stato calcolato dai nostri statistici per essere in grado di darci una differenza significativa in uno di questi obiettivi qualora ci fosse. E in effetti c’era e la differenza è enorme nell’ospedalizzazioni.
Serve l’attenzione assoluta da parte delle persone, perché distanziamento e mascherina se fatte bene sono anche più importanti del lockdown. Servono delle cure possibilmente semplici che funzionino, magari se ne troveranno altre. Poi c’è il vaccino che è importante, ma non arriva dappertutto e poi c’è l’immunità di chi ha già contratto il virus che consente di avere degli anticorpi. Di recente in uno studio pubblicato su Nature si è scoperto che la variante sudafricana produce anticorpi capaci di combattere qualunque tipo di variante. Sono tante le cose, noi abbiamo portato un piccolissimo contributo a un puzzle molto complesso. Se anche lo studio prospettico confermerà la pratica clinica, che non ha nessun valore scientifico, che ha dei limiti, ma che ha fatto vedere dei risultati così importanti che non possiamo ignorare, le cose potrebbe essere diverse.
Questo virus è difficile da controllare perché con le varianti si diffonde molto rapidamente. Ma non dimentichiamo che ogni anno l’influenza fa dagli 8 ai 20 mila morti e questo pochissimi lo sanno e non suscita nessuna emotività. Quest’anno grazie alle misure di protezione individuali questi morti non ci sono stati, in compenso ne abbiamo avuti di più, ma non è un ordine di grandezza tanto diverso. La cosa che fa stare più male è un’altra: le persone anziane che hanno complicazioni da influenza muoiono in due giorni. Con il coronavirus alcuni guariscono, altri no, la rianimazione è molto penosa per loro, stanno molto male e muoiono dopo un’agonia di 40 giorni. Però non dobbiamo dimenticare che per l′80% delle persone questo coronavirus si risolve come tutti gli altri coronavirus, in maniera molto semplice e guariscono da sole. Per questo è importante il nostro studio: su 90 persone solo 2 vanno in ospedale. 2 rispetto a 13. Non voglio enfatizzare, ma pone le basi per fare altri studi che confermino che effettivamente è così semplice.
Penso che fra la bella stagione, la vaccinazione e il fatto che l’epidemie hanno delle campane di 40 giorni e poi tendono a diminuire, mi auguro che a giugno staremo molto meglio di adesso. E poi naturalmente dipende da quanto riusciamo a vaccinare.
Sarebbe meglio fare una singola dose a tutti per accelerare?
Io non ho mai parlato di singola somministrazione, ma di ritardo nella seconda dose perché ritengo che l’importante sia vaccinare soprattutto la popolazione dai 70 anni in su il più rapidamente possibile: il CDC ha fatto vedere che la prima dose di tutti i vaccini conferisce una protezione dell′80% e del 100% per quanto riguarda la malattia grave. Nessuno sottolinea il fatto che il 60-70% di efficacia dei vaccini è relativo a piccoli sintomi. Come ha detto Francis Collins: ‘noi vogliamo non avere la tosse o il raffreddore o vogliamo non ammalarci in maniera grave?’ Se non vogliamo ammalarci in maniera grave la prima dose va fatta rapidamente a tutti: la controprova ce l’hanno gli inglesi: prima dose a tutti, qualche mese fa avevano 1600 morti, oggi ne hanno zero. Un miracolo, non c’è niente in medicina che ho visto funzionare così.